Opinioni e Prospettive

In riferimento ad alcuni articoli a sfondo sociologico (specie per quel che riguarda il campo di indagine relativo ai Mass Media), si precisa che i contenuti pubblicati NON sono da intendersi come frutto di specifiche indagini o di studi operati ad hoc (salvo quando diversamente e appositamente riportato). A tal riguardo si specifica che si tratta di semplici opinioni, basate sulla personale osservazione, nata da una prospettiva sociologica sviluppata negli anni di studio e connaturata negli interessi e nello stile di scrittura dell'autore.

domenica 15 settembre 2013

L'avviso-fair play: «Giocare può provocare dipendenza patologica». E la coscienza è smacchiata.

Ambienti bui, poche luci puntate sulle fiches o sui tavoli verdi. Poi musiche da trionfo, il miraggio di quella volta giusta in cui..."può succedere". E se fosse...? Quante cose cambierebbero...!!! 
La trappola scatta con il subdolo richiamo allo spirito di iniziativa, al "darsi da fare". Come dire:«Se non cerchi l'occasione, lei da te non verrà mai da sola...». E si arriva a un passo dal baratro. 

La "fortuna" in latino è una cosiddetta "vox media", il cui significato può avere un'accezione positiva ed una negativa a seconda del contesto. Più propriamente indica la sorte, buona o cattiva che sia. Ma serve anche come monito: non è detto che debba essere necessariamente buona! La saggezza antica era insita nell'uso delle parole e nel significato che esse avevano. Non serviva discutere tanto.
Gli antichi romani che la cultura latina portarono alla degenerazione, conoscevano il gioco dei dadi e il cosiddetto gioco "d'azzardo" era già cosa nota.

Nulla di nuovo sotto il sole, si direbbe. Se non fosse per la legalizzazione e l'industrializzazione del mondo del gioco d'azzardo. Con una trovata geniale sul piano commerciale, ma indecente su quello morale: obbligare a puntate basse, "entro i limiti di legge", ma inducendo a farlo molto frequentemente, attraverso tutte le operazioni di marketing che sono sotto i nostri occhi per strada o in tv a tutte le ore.  Certo, c'è il limite di età a 18 anni, ma alla fin fine, in rapporto al pubblico degli over 18, i ragazzini in Italia quanti sono?

Ad essere operative a livello industriale, in Italia, sono due aziende che fanno praticamente le stesse cose: SISAL e LOTTOMATICA.

Cosa fanno?

  • Casinò, 
  • slot, 
  • roulette,
  • bingo, 
  • poker, 
  • scommesse, 
  • gratta e vinci, 
  • lotto, 
  • superenalotto, 
  • ippica,
  • calcio,
  • rendite a 20 anni...
c'è veramente di tutto. Un'offerta commerciale proprio di tipo industriale.
E dopo ci sono le sale slot che spuntano come i funghi in tutte le città. Provate a cercare su google la dicitura "aprire una sala slot". E' un mercato spettacolare, in questo momento. In 23 centesimi di secondo google Vi spara la bellezza di 145mila risultati di ricerca. Il sito per così dire più "accreditato" è www.saleslot.it, Vi dice tutto. Ma prima provate ad entrare in una di quelle sale. C'è un'atmosfera veramente particolare: studiata forse per tutelare la privacy del giocatore. In realtà sono dei locali senza vetri, senza luce se non quella artificiale. Nessun contatto con l'esterno, massima concentrazione sul gioco. Tutti i confort, hanno, compreso il bar interno e la sala fumatori. Una vera e propria trappola. Con tutte le certificazioni di legge e gli avvisi prescritti da affiggere.

Ma dov'è l'ipocrisia e l'indecenza morale ed etica della questione?

Prima di tutto nel periodo storico. In un momento di crisi economica, non c'è niente di più facile che approfittarsi della debolezza di chi spera di dare una svolta alla propria vita, attraverso il bacio della buona sorte.

Dopo nella forma, nella modalità attraverso la quale l'industria del gioco d'azzardo genera un fenomeno, diffidando al tempo stesso il proprio pubblico (e solo "formalmente") dal cascarci dentro. Il fenomeno si chiama "dipendenza". «IL GIOCO E' VIETATO AI MINORI E PUO' CAUSARE DIPENDENZA PATOLOGICA». Messaggio shock non trovate? Utile! Come scrivere sui pacchetti di sigarette:«IL FUMO UCCIDE». Serve, serve... D'altronde se lo sentiamo alla televisione, attraverso testimonial di una certa notorietà, lo vediamo scritto su tutti i siti di gioco on line, sui biglietti del gratta e vinci, insomma dovunque, ci rimarrà nella testa che è una dipendenza, no?

Anche con alcool e fumo c'è il limite di età, per quel che può aiutare. Ciò che manca a alcool e fumo è l'operazione spinta di induzione alla dipendenza che invece si sta portando avanti da diversi mesi, ormai, col gioco d'azzardo.

Dopo una timida campagna contro l'uso di slot-machine nei locali pubblici (visibilmente fallita), adesso non solo diventa tutto nuovamente regolare, ma è ingigantito da strutture "dedicate" al gioco. E guai a chiamarlo "d'azzardo", perché qualunque gestore di sale slot Vi risponderebbe, con la sua classica boria e indifferenza, che «è tutto a norma, tutto regolare». Come se fosse regolare che un ragazzino di 20 anni, anziché 17 e mezzo se no non si può, si bruciasse 50€ a colpo, solo perché attratto dal miraggio di soldi facili!

L'ipocrisia e la trappola criminale adotta tutti gli strumenti. Specialmente per il mercato "on line". Là la cosa si fa differente. Sono tutti buoni e gentili, generosi soprattutto. Siccome serve registrarsi al sito, per essere sicuri che l'induzione al gioco abbia esiti positivi, i vari siti di Lottomatica e di Sisal (che sono quelli più accreditati, quelli legali, perché poi ce n'è una marea di siti illegali) "regalano" un bonus di ingresso. Guardate questa:
Un poker d'assi, il migliore. E il messaggio è chiaro, punta dritto sull'autostima che l'individuo ha di sé. Di questi tempi e con questi chiari di luna!
Come si fa a resistere? Mal che vada, i mille euro "regalati", vanno persi e io non ho perso niente di mio...Ma credete davvero che sia così?

E tanto per sciacquarsi la coscienza c'è chi, come SISAL, che si inventa le iniziative a scopo di beneficenza, tipo quella che Vi propongo adesso:
Non so Voi cosa ne pensate. A me, tutto questo, preoccupa seriamente. A parte la considerazione finale con la quale Vi lascio:
credete sia possibile immaginare i guadagni NON di chi becca il colpo di fortuna, ma dei vari gestori, delle aziende e, soprattutto, dello Stato? Una cifra, Voi Ve la immaginate? Pensate che quella cifra che Voi NON Vi immaginate è REALE e sta in tasche altrui. A differenza di quello che ognuno di noi può soltanto sperare e immaginare di poter vincere, in un momento di buona sorte.