Opinioni e Prospettive

In riferimento ad alcuni articoli a sfondo sociologico (specie per quel che riguarda il campo di indagine relativo ai Mass Media), si precisa che i contenuti pubblicati NON sono da intendersi come frutto di specifiche indagini o di studi operati ad hoc (salvo quando diversamente e appositamente riportato). A tal riguardo si specifica che si tratta di semplici opinioni, basate sulla personale osservazione, nata da una prospettiva sociologica sviluppata negli anni di studio e connaturata negli interessi e nello stile di scrittura dell'autore.

sabato 3 giugno 2023

Angeli e demoni

L'ennesimo delitto efferato che scuote l'opinione pubblica...

Giudici, avvocati, giornalisti, opinionisti e tv spazzatura, tutti a parlare della vicenda... Tutti parlano, pochi però "pensano", riflettono.
Proviamo a trarre spunti di riflessione che siano utili.

Publio TERENZIO Afro, quasi due secoli prima di Cristo, scrivendo una commedia il cui titolo, tradotto, suona come "il punitore di se stesso", decretava: "Homo sum. Nihil humani a me alienum puto", a significare che tutto ciò che riguarda la natura umana, riguarda la natura di ognuno di noi e nessuno può ritenere di esserne distante.
La natura umana è in sé complessa al punto da spingere una persona a rendersi strumento di ogni forma di bene (sino alla santità per chi è cattolico), con la stessa intensità con cui può rendersi strumento del male più crudele. E nessuno può dire di non contenere in sé entrambe le potenzialità. Lo stupore e l'ammirazione verso un sant'uomo possono pareggiare lo sgomento e l'orrore che si può provare per un crudele assassino. Ma chi può dire fino a che punto una persona è davvero un santo o un assassino, un angelo o un demone? Sono gli eventi a suscitare reazioni emotive forti, in entrambi i casi. Ma gli eventi, i fatti, terminano per quello che sono, le persone no.

Premesso che non si intende, in questa sede, condannare né assolvere, il quesito che si pone è: chi può dirsi davvero esente dal commettere il male, spinto alle sue forme più estreme?
Nella natura umana, dobbiamo ammetterlo, esiste anche il germe del peggiore dei mali, che può assalire una persona in momenti del tutto inaspettati.
L'olocausto è stata forse in assoluto la forma più alta di espressione del male umano, ha messo in luce la parte più orribile della natura umana. Si tende a circoscrivere quella forma di male al momento storico e a specifici personaggi. È un errore. Si legga Bauman "Modernità e Olocausto", per comprenderlo meglio.

Ma cosa spinge una persona a esternare il demone? Si sente parlare di "stress", nell'articolo citato... Può sembrare una imperdonabile semplificazione che tenda ad una assoluzione che scandalizzerebbe l'opinione dei più, ma c'è da riflettere sulla possibilità che sia esattamente quella la causa. Non ci si riferisce però allo stress che comunemente conosciamo. Per dare un senso all'uso del termine, bisogna riferirsi ad una condizione di sovraccarico che non prevede strumenti di controllo sufficienti ad evitare il peggio.

Ora, senza conoscere i fatti nel dettaglio, le storie umane dei personaggi coinvolti, diffidando peraltro della narrazione proposta dai media, c'è da porre l'accento su un fenomeno generale a cui si assiste con eccessiva indifferenza, che potrebbe fornire spiegazioni utili relativamente a questo episodio, come a tanti che a questo somigliano:
ci si riferisce al processo di "spersonalizzazione", di alienazione umana, portato avanti negli ultimi decenni, distruggendo l'emotività, azzerando la soglia di percezione dell'orrore, annullando i processi educativi e polverizzando le principali "agenzie educative" di una volta (famiglia, scuola, parrocchia), eliminando le dinamiche legate alla solidarietà e alla collaborazione reciproca. Si parla di un processo non casuale, ma programmatico, che tende alla massificazione mediatica, all'azzeramento delle coscienze, alla governabilità e manovrabilità delle masse, attraverso il condizionamento ad arte dei percorsi educativi e la generazione di meccanismi di dipendenza mediatica.

Venendo a mancare i principali strumenti di controllo dell'emotività, destrutturando le relazioni umane sino a conferire l'illusione di una onnipotenza spazio temporale, alimentando l'indifferenza, la massa diventa una sommatoria di individui reciprocamente contrapposti, che hanno un'unica scelta: annullarsi reciprocamente o obbedire al flauto magico (con l'unico effetto di solo ritardare la propria eliminazione). In entrambi i casi, questi soggetti possono commettere le atrocità più assurde, con la naturalezza con cui un bambino gioca coi soldatini.

Chi si tiene fuori da questo processo? Chi favorisce il recupero di relazioni umane tese alla solidarietà? Chi guarda obiettivamente a queste problematiche?

Quale può essere il metro di giudizio che possa valutare certi misfatti? Chi si preoccupa del fatto che gli autori di questi misfatti recuperino la propria coscienza?