Opinioni e Prospettive

In riferimento ad alcuni articoli a sfondo sociologico (specie per quel che riguarda il campo di indagine relativo ai Mass Media), si precisa che i contenuti pubblicati NON sono da intendersi come frutto di specifiche indagini o di studi operati ad hoc (salvo quando diversamente e appositamente riportato). A tal riguardo si specifica che si tratta di semplici opinioni, basate sulla personale osservazione, nata da una prospettiva sociologica sviluppata negli anni di studio e connaturata negli interessi e nello stile di scrittura dell'autore.

venerdì 12 aprile 2013

NET, RETE. L’ERA DELL’HOMO MEDIUM Le cibersinapsi che modificano e condizionano la nostra vita

Una volta si diceva che la televisione rappresentasse l’estensione dei sensi per l’uomo e che per questa ragione diventasse per il suo fruitore una “realizzazione” dell’irreale. In verità i sensi “estesi” erano soltanto vista e udito, per cui si parlava piuttosto di un condizionamento psicologico che portava il telespettatore a credere vero ciò che per lui stesso era stato creato ad arte.
Adesso le cose stanno molto diversamente. La TV è cambiata, sta diventando una sorta di fossile preistorico (con tempistiche estremamente ridotte a causa di un’accelerazione dello sviluppo tecnologico eccessiva per la natura umana), rispetto alle potenzialità che hanno oggi i media a disposizione di tutti. I quali arrivano a farci sentire materialmente presenti in luoghi molto distanti, attraverso la nostra voce e i nostri gesti che generano effetti simultaneamente altrove, dando a noi la possibilità di constatarlo in tempo reale. Io sono qui, faccio o dico una cosa che ha effetti dall’altro capo del mondo e, al tempo stesso, posso verificare quanto succede.
Oggi, dunque, c’è molto più che la TV. Pensare e agire sono diventate una cosa sola; l’esigenza attuale è quella di essere in grado, in sessioni di comportamenti multitasking, di pensare, agire e constatare gli effetti finali, tutto nello stesso arco di tempo.
Stiamo diventando il medium di noi stessi, fino al punto da essere noi stessi a sostituire il medium, modificandone la natura. Passando, cioè, dall’utilizzo di strumenti con una funzione di collegamento, di intermediazione, ad una febbrile dipendenza da “connessione”.
Non è più una questione di comunicazione, ma di mero bisogno di sentirsi connessi. Con tutto e con niente. Con tutti e con nessuno. L’esigenza non è più la relazione con l’altro, ma la relazione con l’elemento relazionante, con la rete. Con lo spazio virtuale. Che è tanto virtuale nella sostanza, quanto reale negli effetti finali.
Il danno maggiore deriva proprio dal fatto che gli effetti finali, reali e concreti, nascono in uno spazio indefinibile, non circoscrivibile e non vivibile. Ciononostante è uno spazio che c’è e raccoglie al suo interno le moderne sinapsi di ognuno di noi. Questo costituisce un danno, perché genera un allontanamento dalla realtà, simultaneamente alla sensazione opposta di padroneggiarla.
Non ci accorgiamo mai di questo danno, finché non proviamo realmente a farci caso, perché le nostre naturali sinapsi si sono trasformate in delle “ciber-sinapsi”, letteralmente vitali, indispensabili alla vita quotidiana.
Alla stessa maniera in cui nessuno di noi “vede” (né sente il bisogno di vedere) materialmente lo spazio in cui si mettono in moto le connessioni tra i propri pensieri e tra il cervello e le proprie azioni, nessuno di noi “vede”, né sente il bisogno di vedere lo spazio in cui si mettono in moto le proprie cibersinapsi che si concretizzano nell'utilizzo di multiconnessioni con reti informatiche e supporti elettronici. E nemmeno sente il bisogno di osservare materialmente la dinamica con cui le proprie ciberazioni si concretizzano, partendo dalle cibersinapsi.
È per questo che la cosiddetta realtà virtuale non ci appare più così virtuale, ma effettivamente realistica.
Ciò che conta, adesso, per noi, è che le connessioni funzionino e siano soddisfacentemente veloci da permettere di agire nel ciberspazio come desideriamo.
Naturalmente tutto ciò si riflette in ogni ambito della nostra vita, perciò è ugualmente importante sia per quanto concerne la nostra vita privata, sia per quanto concerne la vita professionale e lavorativa.
E siccome nel mondo del lavoro, tutto questo accelera il processo produttivo, la pubblicità e tutto quanto gira intorno a realtà commerciali, punta essenzialmente sulle cibersinapsi del proprio mercato di riferimento, non facendo altro che rinforzare l’effetto illusorio della virtualità e i meccanismi di dipendenza da connessione.
Siamo noi, adesso, a rappresentare l’elemento di congiunzione tra i vari supporti elettronici che ci permettono di far funzionare le nostre moderne sinapsi. Siamo noi ad attivare le diverse funzioni che ci permettono di interagire con lo spazio virtualreale. Perciò siamo diventati noi il medium di noi stessi, a patto naturalmente che i supporti che utilizziamo funzionino.

lunedì 1 aprile 2013

Scuola serale feltrina, tra dirigenti burocratizzati, educatori appassionati e alunni inviperiti e determinati

foto da google maps (street view)

La preside del Forcellini/Negrelli
Costantina Facchin
(foto tratta dal sito web scolastico
http://www.negrellischool.it)
FELTRE – Comunicato del 20 marzo scorso, a firma della professoressa Costantina Facchin, dirigente scolastica del complesso formato dall'istituto Forcellini (ITG) e dal Negrelli (ITIS), due grandi edifici distanti qualche centinaio di metri l'uno dall'altro: due righe e, con un colpo di spugna, via il corso serale per geometri, da un complesso all’altro, entro il 3 di aprile. Un’operazione-lampo, quasi per non dare il tempo di replicare a nessuna delle parti in gioco: docenti e alunni in primis. Esemplare in fatto di buon senso e democratico dialogo! Motivazione addotta: risparmiare sulle spese del riscaldamento! Geniale, proprio a inizio aprile quando ormai non serve quasi più! Geniale anche per le tempistiche, perché solo la mente di un “genio” può prendere una decisione simile a meno di tre mesi dagli esami di stato, in tempi brevissimi, con tutti i problemi che derivano da un trasloco forzato di questa specie:
1      Compromessa la continuità didattica, specie per gli alunni di 5a, prossimi alla maturità;
2      Due scuole diverse, due software didattici diversi, con le conseguenze che anche un infante può immaginare;
3      Vai e vieni di attrezzature costose ogni giorno, da un edificio all’altro (a scuola si va per far lezione, professoressa Facchin, se lo ricorda?);
4      Trasloco e promiscuità delle due biblioteche, per natura profondamente diverse tra loro;
5      Un’aula di topografia da cancellare e da rifare dall’altra parte (e ai ragazzi del corso diurno cosa resta?);
6      Aule proprie del “serale” al Forcellini VS spazi condivisi al Negrelli.
Comunicato del 21 marzo, a firma Walter Guastella (Segr. gen.le FLC CGIL Belluno): apprendiamo che la decisione di trasferire il serale da un edificio a un altro, in realtà, fa seguito ad una esplicita richiesta avanzata dall’Ente Provincia, risalente nientedimeno che al dicembre 2012.
Ci sarà un buco di qualche settimana, fino al 20 di marzo 2013, non trovate?
Il comunicato del sindacato focalizza immediatamente un sospetto che deriverebbe dalla “strana” rapidità con cui si vorrebbe portare avanti l’operazione e dalla superficialità con la quale la stessa è stata pensata:
«Sussiste il fondato timore – citiamo testualmente – che questa operazione, decisa in modo verticistico e senza alcuna condivisione con gli studenti frequentanti il corso, possa essere letta da questi ultimi come il segno di una scarsa attenzione nei confronti loro e del loro impegno […] con la conseguenza che gli attuali allievi possano – sebbene inconsapevolmente – svolgere un ruolo di negativa cassa di risonanza, con pesanti ricadute per le iscrizioni al Corso stesso».  Si spinge ancora oltre, Guastella, che, a nome del sindacato, dichiara nel comunicato:«non vorremmo che questa operazione costituisse una sorta di prova generale per un’operazione di portata maggiore: il trasferimento presso l’I.T.I.S. “Negrelli” anche delle classi del corso diurno dell’I.T.G. “Forcellini”».
Da una lettera di protesta degli allievi del corso serale del “Forellini”, si evince che il 26 di marzo si è svolta un’assemblea indetta dagli allievi delle classi 3a, 4a e 5a serale che ha visto partecipare il coordinatore del corso, professor Fabio Sommacal, molti dei docenti interessati dal riassetto scolastico, sia del serale sia del diurno, il presidente del consiglio di istituto Stefano Antonetti ed una rappresentanza sindacale. E, udite udite, special guest “sarebbe stata” la Dirigente scolastica, la professoressa Facchin alla quale è stato mandato l’invito e che, però, non si è vista.
Il giorno dopo, gli stessi allievi hanno cercato un colloquio e, pur essendo stati ricevuti, non hanno ottenuto risposte chiare e soddisfacenti a giustificare il loro trasloco!
Cosa c’è dietro? Chi muove i fili di gambe e braccia della professoressa Facchin? Quale logica spingerebbe di fatto all’azzeramento di una offerta didattica e formativa che, in un periodo di crisi come questo, potrebbe rappresentare una soluzione sul piano professionale per famiglie in difficoltà? Perché tanta fretta e così scarso rispetto per le professionalità in campo, persone che il Corso l’hanno pensato e fatto crescere, fino a far si che rappresenti un fiore all’occhiello della didattica Feltrina?
Corriere delle Alpi - 29/03/2013
La stampa locale ha già fatto da cassa di risonanza più di una volta, gli allievi del Corso serale non sono ragazzini manovrabili, ma menti mature, pensanti e combattive. C’è da aspettarsi risvolti interessanti, per quello che appare, finora un giallo ancora misterioso!