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Sulla necessità di una bella e significativa riforma si è espressa la regista e sceneggiatrice Liliana Cavani, all'ADN Kronos, sottolineando però anche la necessità che «ai vertici ci siano persone che se ne intendano».
E proprio sui "vertici" si apre la discussione, perché non pare condiviso da tutti il meccanismo delle nomine degli uomini che ricopriranno le più alte cariche. In più si apre un dubbio: i vertici che, alla Cavani maniera, dovrebbero intendersene...di che cosa si intenderanno realmente? Quali sono gli interessi in campo e chi è il "deus ex machina" che fa da regista a tutta la manovra di riordino della Rai?
Non è una sindrome da complotto che suggerisce certi dubbi, ma la considerazione per cui parliamo del servizio radio televisivo pubblico, quello che controlla, indirizza e orienta (con un indice di penetrazione elevatissimo) le informazioni, la "cultura", l'educazione, l'istruzione, i "divertimenti", i gusti, le opinioni comuni e gli interessi di milioni di cittadini Italiani. Cittadini che sono spettatori, qualche volta anche protagonisti nei casi di trasmissioni particolarmente interattive col pubblico, ma anche elettori e contribuenti da orientare e tenere a bada all'occorrenza.
Da com'è descritta da il Sole 24 Ore, questa bozza di riforma non pare niente male, sembrerebbe puntare di più sulla qualità del servizio specialmente sotto il profilo dell'informazione, che è ciò che la gente vuole sentire, visto lo scadente livello qualitativo dell'offerta che la Rai ha proposto fino ad oggi.
Sotto l'aspetto societario c'è un po' più da valutare anche se una maggiore snellezza di certo non guasta, come evidenzia Il Fatto Quotidiano. Pare sicuramente interessante (fonte il Sole 24 Ore) che almeno un membro del CDA sia eletto tra i lavoratori dell'Azienda e poi il fatto che sembra confermato in ogni caso il coinvolgimento della Conferenza Stato/Regioni, nell'esprimere le nomine.
Ciò che risulta essere troppo ingombrante, ai limiti del sospetto conflitto di interessi, è la presenza del Governo. Soprattutto la nomina dell'Amministratore Delegato fa venire i capelli dritti, perché pare sia di indiscutibile appannaggio del Governo. Sembrerebbe che da una parte Renzi (alla rottamatrice maniera) intenda fare piazza pulita di tutti i partiti che in passato si spartivano le poltrone di mamma Rai, dall'altra (come titola Il Fatto: il Governo nomina il suo ad e si prende l'Azienda), volendo nominare direttamente l'Amministratore Delegato, stia tentando di mettere a segno l'ennesimo colpo gobbo, per riuscire così a controllare in una sola volta tutta l'Azienda. Questo ha spinto l'autore televisivo Carlo Freccero (esperto di comunicazione, con un lungo passato in Rai, passando anche attraverso Mediaset) a parlare di svolta autoritaria, da parte di Matteo Renzi. E si fatica a dagli torto.
Resta ancora da sciogliere il nodo sul canone Rai che il Movimento 5 Stelle ha sempre proposto di abolire: l'idea è quella di dimezzarne l'importo e inserirlo direttamente all'interno della bolletta elettrica. Ma pare sia di difficile applicazione, a nostro avviso perché ne mancano i presupposti giustificativi.
Da com'è descritta da il Sole 24 Ore, questa bozza di riforma non pare niente male, sembrerebbe puntare di più sulla qualità del servizio specialmente sotto il profilo dell'informazione, che è ciò che la gente vuole sentire, visto lo scadente livello qualitativo dell'offerta che la Rai ha proposto fino ad oggi.
Sotto l'aspetto societario c'è un po' più da valutare anche se una maggiore snellezza di certo non guasta, come evidenzia Il Fatto Quotidiano. Pare sicuramente interessante (fonte il Sole 24 Ore) che almeno un membro del CDA sia eletto tra i lavoratori dell'Azienda e poi il fatto che sembra confermato in ogni caso il coinvolgimento della Conferenza Stato/Regioni, nell'esprimere le nomine.
Ciò che risulta essere troppo ingombrante, ai limiti del sospetto conflitto di interessi, è la presenza del Governo. Soprattutto la nomina dell'Amministratore Delegato fa venire i capelli dritti, perché pare sia di indiscutibile appannaggio del Governo. Sembrerebbe che da una parte Renzi (alla rottamatrice maniera) intenda fare piazza pulita di tutti i partiti che in passato si spartivano le poltrone di mamma Rai, dall'altra (come titola Il Fatto: il Governo nomina il suo ad e si prende l'Azienda), volendo nominare direttamente l'Amministratore Delegato, stia tentando di mettere a segno l'ennesimo colpo gobbo, per riuscire così a controllare in una sola volta tutta l'Azienda. Questo ha spinto l'autore televisivo Carlo Freccero (esperto di comunicazione, con un lungo passato in Rai, passando anche attraverso Mediaset) a parlare di svolta autoritaria, da parte di Matteo Renzi. E si fatica a dagli torto.
Resta ancora da sciogliere il nodo sul canone Rai che il Movimento 5 Stelle ha sempre proposto di abolire: l'idea è quella di dimezzarne l'importo e inserirlo direttamente all'interno della bolletta elettrica. Ma pare sia di difficile applicazione, a nostro avviso perché ne mancano i presupposti giustificativi.
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