Ciò che tiene banco oggi, naturalmente, è la crisi politica in corso, ma si risolverà come al solito all'italiana maniera e saremo di nuovo al punto di partenza. Siccome però certi problemi resteranno, se non peggioreranno, vale la pena di stare ancora sul pezzo.
Se malauguratamente la dittatura di sinistra dovesse spuntarla con i 5stelle sottobraccio, diventerebbe ancora più urgente affrontare in maniera seria e determinata la dittatura del "pensiero unico", tanto più che la senatrice Cirinnà, in una recente affermazione di Matteo Salvini a proposito della famiglia tradizionale (formata da mamma, papà e figli), si è lasciata andare in evidente polemica, ad una reazione tra l'ilare e l'isterico.
Ma come si combatte una dittatura? Da sinistra verrebe fuori una sola parola: RIVOLUZIONE!!! Bisognerebbe fare la rivoluzione...si, ma non quella armi in pugno o con i cortei per strada, distruggendo le città, in maniera violenta, alla sinistorsa maniera. No, io ho in mente una rivoluzione, ma non quella.
In circostanze di dittatura di pensiero, non c'è niente di più rivoluzionario che affermare in maniera civile il proprio, originale, autentico pensiero personale. Affermarlo, ribatterlo, sottolinearlo, condividerlo e diffonderlo con tutti i mezzi leciti a disposizione.
Ma per rendere la rivoluzione efficace all'obiettivo, bisogna farla soprattutto in maniera "diretta".
La rivoluzione del pensiero individuale contro la dittatura del pensiero unico, va fatta scendendo in strada. Si, ma per "parlare", per discutere, per confrontarsi in maniera "diretta", non più mediata da organi di diffuione che poi si rivelano organi di controllo e di censura.
Il pensiero non lo censura nessuno, il dialogo, fatto a voce, in strada, non lo blocca nessuno. Ed è l'unico sistema per avere un vero confronto tra identità ben definite nei loro differenti punti di vista. E ciò vale tanto per tematiche di natura sociale, quanto per quelle di natura politica, l'importante è affrontare il confronto a viso aperto, senza nascondersi dietro a nulla, rischiare di perdere, tentare il riscatto, litigare (benché civilmente), ma faccia a faccia, liberamente.
Allo stato attuale, anche le chiacchiere da bar sono utili allo scopo, ma poi bisogna alzare il livello.
Ci si incontri, ci si dia appuntamento, nelle strade, sotto i porticati, nelle piazze, si stabilisca un argomento e si parli, liberamente, guardandosi negli occhi, senza alcun timore.
Certo che la cosa può generare scontri, ma nell'ottica della rivoluzione e degli obiettivi che essa si pone, bisogna evitare lo scontro fisico, qualunque chiacchierata può essere fatta senza venire alle mani, quelle cose lasciamole ai parlamentari.
Lo scontro ci sarà e sarà forte, ci dovrà essere, ma per venire a un'idea comune. Bisogna avere il coraggio di affrontare viso a viso le altrui idee, ci vuole la forza di tenere l'equilibrio civile, in forza di idee comuni.
Questa è LA rivoluzione e non c'è altra via per riappropriarsi della propria identità che il processo di massificazione mediatica sta cercando di azzerare, per poter esercitare un controllo sempre più diffuso.
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