Il momento è sicuramente molto
critico, non serve ribadirlo. Serve forse però affrontarlo con intelligenza e
lungimiranza. Sicuramente la gente sta riscoprendo una dimensione
"domestica" della famiglia che prima era del tutto frammentata (a tratti e da certe forze ideologiche la
cosa era anche "voluta"). Se non altro, per "costrizione",
per "obbligo" e per ragioni di sicurezza, si è costretti a
condividere lo stesso spazio, sull'onda dell'ashtag #iorestoacasa.
A mio avviso non è del tutto
banale sottolineare la riscoperta di una dimensione tipicamente domestica della
famiglia. Lo dimostra il fatto che a più riprese osservo la tendenza a voler
trovare cosa fare, stando chiusi dentro casa, come se servisse lo spunto, l'ispirazione,
l'idea giusta. Ben venga, naturalmente, ma è sintomatico della tendenza a
colmare un vuoto.
L'aspetto problematico è dato dal
fatto che "restare chiusi dentro casa" è una condizione imposta e non
desiderata. Passare da una condizione imposta e non desiderata, ad una
condizione ri-scoperta e nuovamente valorizzata è un processo a mio avviso
lungo, ma auspicabile perché consolida i legami precostituiti e restituisce un
sentimento di forza maggiore nell'affrontare le difficoltà contingenti.
La scoperta del vuoto può
smarrire, in prima battuta. Soprattutto perché prima non si aveva la percezione
del vuoto che si scopre adesso, prima si riusciva a distrarsi abbastanza per
non pensarci. Ciò che può aiutare è la quotidianità e la nuova routine a cui
gioco-forza si è sottoposti.
La condivisione degli spazi, la
riscoperta di circostanze specifiche alle quali ogni specifico spazio viene dedicato,
secondo norme casalinghe condivise almeno in passato, genera sicuramente una
qualche forma di insofferenza, in prima battuta.
Il passaggio da insofferenza a
intenzione di valorizzare l'opportunità che la condizione presente offre, non è
un automatismo, ma un processo condizionato da diverse variabili.
Solo se esiste un sentimento
forte della famiglia, ci può essere una predisposizione favorevole a
trascorrere più tempo, condividendo gli stessi spazi.
Diversamente le reazioni di
insofferenza, di malessere, creeranno una pressione pericolosa.
L'opportunità più grande di
"crescita", sul piano umano, si installa proprio in queste
circostanze, perché si presenta come più problematica, rispetto ad ambienti nei
quali esiste già un meccanismo collaudato di pazienza, tolleranza e
condivisione familiare forte.
L'effetto di vita in
"cattività" è certamente qualcosa di molto scomodo che spinge a
trasferire la frustrazione personale sulle relazioni immediate con i conviventi,
generando contrasti futili, ma frequenti e una pressione sempre maggiore.
In queste circostanze è più
frequente l'isolamento individuale all'interno della dimensione virtuale mediatica
che, all'interno di una porzione di spazio nella quale possono svilupparsi
relazioni immediate, genera un rifugio, una scorciatoia, che temporaneamente
smorza la pressione e restituisce una illusoria sensazione di relax.
Il lavoro più grosso da fare è
intervenire nelle pieghe di questi comportamenti. Vanno smontati, anche a rischio
di generare lo scontro diretto. Se avviene in maniera civile, lo scontro
diretto è preferibile, perché porta a scoprire le carte dei propri
atteggiamenti sbagliati, secondo una tendenza che dovrebbe ristabilire
l'equilibrio tra i diversi caratteri personali in relazione, portandoli a
confrontare la situazione di relazione immediata e "reale" con quella
mediata ed illusoria.
Condivido quanto sopra, ma mi piace poter dire che nel mio caso si tratta anche di una opportunità che non mi si era presentata prima. Sto vedendo i miei figli fare ginnastica, ascoltare la musica,fare il pane,il budino insieme con il padre... sarà che stanno cavalcando l' attitudine alla pigrizia, spesso considerata prerogativa rettamente maschile? Se anche fosse questo il caso, sento di non dovermene fare un problema.
RispondiEliminaBuon giorno. Ecco vede, i Suoi Figli sono certamente persone sane, ben predisposte al rapporto interpersonale diretto. Diverso sarebbe steto se Lei avesse i Suoi Figli a passarsi il tempo tra lo smartphone, il pc collegato a internet e la tv. Sarebbero certamente molto più silenziosi, ma non immagina il rischio che correrebbero.
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